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Gli affreschi della Camera Picta, Palazzo Caetani (Fondi, LT)

Palazzo Caetani è noto per essere stato la sede dei Conti di Fondi, con una costruzione iniziata nel Medioevo e che negli anni seguenti ha visto diversi adattamenti che hanno quasi fatto perdere la connotazione originaria.


Gli affreschi dei quali parlerò in questo articolo sono stati da poco restaurati e sono ancora oggetto di studio, sia per capire cosa vogliono comunicare sia per dare una datazione quanto più possibile precisa e coerente.


Per arrivare alla Camera Picta occorre superare la Sala Grande, la quale termina con due porte che permettono l’accesso a un ambiente più piccolo. In questo ambiente, sulla destra è posta una scala a chiocciola che porta all’interno della stanza affrescata.


Il ciclo di affreschi si sviluppa intorno alla stanza scandendo lo spazio delle pareti con l’ausilio di una finta architettura e delle colonne tortili che poggiano su un architrave completo di clipei.

Ad affiancare questi elementi ci sono anche delle girali vegetali e due pavoni posti l’uno di fronte all’altro nell’atto di attingere a una fonte. Le aquile assomigliano molto a quelle riprese nello stemma dei Caetani dell’Aquila.


Arrivando ai personaggi, quello che rende difficile l’interpretazione è la lacuna del personaggio centrale, senza il quale non si riesce a dare una spiegazione sicura e completa di ciò che l’intera decorazione stava a rappresentare. Ci sono però delle ipotesi.

Partendo da sinistra, si incontra una figura che sembrerebbe essere vestita come un consigliere o una guardia dato che sorregge una spada; segue la figura del re che sta dialogando con altri personaggi. Il re contestualizzato in quell’architettura ricorda Salomone, il sovrano d’Israele, ed è un’allegoria alla giustizia e al buon governo dei conti di Fondi. Difficile è la spiegazione della presenza di una nave sullo sfondo contrassegnata da una bandiera rossa. Molti hanno pensato che fosse un riferimento allo sbarco di Enea sulle coste laziali, ed Enea stesso in questa scena è intenzionato a chiedere aiuto al re Evandro, ma l’unico collegamento possibile è la città di Gaeta; tuttavia non si spiega perché allora il ciclo sia stato proposto nel palazzo di Fondi.


Tornando alla figura di Salomone, potrebbe avere senso questa ipotesi proprio per il ruolo che quella stanza era chiamata a ricoprire. Innanzitutto è una stanza di rappresentazione, amministrativa. Lo storico G. Pesiri ha consultato i documenti d’archivio trovando il ruolo della suddetta stanza in base ad atti prodotti tra il 1369 e il 1443.



L'identificazione dello stile è un'altra questione. Si riscontra l'influenza dei sovrani angioni che certo impegnarono il loro interesse per la lirica provenzale, il romanzo cavalleresco, la storiografia e la filosofia morale. Fondi fu molto legata alla corte di Napoli sin dai tempi del conte Roffredo III Caetani dell'Aquila che sembra, però, trovarsi al limite della datazione: gli affreschi hanno come indice temporale l’anno 1336, lo stesso durante il quale il conte morì. È possibile che frequentando la corte francese sia venuto a contatto con i suoi artisti, considerando anche il fatto che con il sovrano Roberto d’Angiò ci fu interesse per la storia antica proprio tramite i romanzi cavallereschi; oppure è possibile che questi affreschi ricordano una vicenda storico-politica avente come protagonista proprio Roffredo III Caetani dell'Aquila.





Riferimenti: F. Savelli, Ricerche preliminari per uno studio sulle pitture in: Il Palazzo Caetani di Fondi, Cantiere di Studi, G. Pesiri e P. F. Pistilli, 2013


[Immagini del blog]

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Post: Archeologia/Urbanistica
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