Conservata presso la cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta a Gaeta, l'opera fu probabilmente commissionata dal vescovo di Gaeta Pedro de Oña all'artista veneziano Carlo Saraceni. Ispiratosi alla pala presente all'epoca sull'altare di Sant'Erasmo nella basilica vaticana, l'artista fu particolarmente attivo a Roma dove frequentò la bottega di Camillo Mariani, scultore anch'egli veneziano; per poi lavorare nella bottega del pittore tedesco Adam Elsheimer. Proprio a Roma nella chiesa trasteverina di Santa Maria della Scala lavora al Transito della Vergine che sostituirà il dipinto dello stesso soggetto elaborato però da Caravaggio.
Il quadro del Martirio di Sant'Erasmo stesso presenta elementi di ispirazione caravaggesca attraverso contrasti di luci e ombre che mettono in risalto l'effetto plastico delle forme.
Venendo al soggetto, secondo la Passio di Papa Gelasio II, Erasmo fu vescovo di Antiochia, e sarebbe stato perseguitato come cristiano per essersi rifiutato di offrire sacrifici agli idoli pagani. Condotto dall'Arcangelo Michele a Formia, qui morì una settimana dopo.
Diversa è la prospettiva che si diffonde durante il Medioevo. Il culto diviene popolare tra commercianti e marinai, i quali lo considerarono loro patrono. La particolarità è che Erasmo sarebbe stato proclamato patrono dei malati di stomaco a causa della modalità del martirio al quale fu sottoposto. Come si evince dal quadro, l'imperatore affiancato da giudici assiste alla eviscerazione del santo legato ad una tavola di legno. Dal cielo due putti gli pongono la corona e la palma del martirio. Non esistono, però, fonti agiografiche che descrivono questo avvenimento. È possibile che le prime raffigurazioni del santo lo ritraessero (in qualità di patrono dei marinai) vicino ad un argano che diventerà poi, nell'immaginario popolare, strumento di martirio.
[Immagine: Dal web]
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