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Alto Medioevo nel Lazio meridionale: i rapporti con i barbari e la Chiesa


Di Fondi ben conosciamo le sue differenti fasi storiche e tutto ciò che le ha caratterizzate, ma, come spesso avviene, l’arco temporale dell’Alto Medioevo risulta abbastanza complesso da individuare e ricostruire.


Se molte sono le fonti riguardo alle altre città italiane durante le invasioni barbariche e le notizie sugli stessi regni romano-barbarici, in questa zona geografica (il Lazio meridionale) sembrerebbe esserci un silenzio delle fonti che ha fatto sorgere diverse domande molte delle quali ancora senza risposta.


Come spesso si è detto, Fondi e i comuni limitrofi si trovano a metà tra Roma e Napoli e spesso hanno risentito dell’influenza sia dell’una sia dell’altra causando all’inizio difficoltà dell’individuazione dei confini tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli cercando di capire a quale delle due parti si è appartenuti nelle diverse epoche storiche.


Cosa avvenne alla Piana di Fondi e zone vicine durante le invasioni barbariche? È mai stata soggetta al controllo degli “invasori”?

Nonostante tutto qualche documento può aiutarci a ricostruire un quadro, seppur frammentario, di quello che doveva essere accaduto.


Pare che nel 409 quando Roma fu saccheggiata da Alarico, re dei Goti, non si fermò alla capitale andando a toccare altre città come la vicina Terracina.

Più tardi, nel 455, stessa sorte di saccheggio e incendio toccò anche a Fondi per mano di Genserico, re dei Vandali, che una volta abbandonata Roma scese in Campania. Di ciò abbiamo testimonianza da parte di Gregorio Magno: “quum saevientium Vandalorum tempore fuisset Italia in Campaniae partibus depopulata.”


Fondi sembrerebbe essere rimasta quasi deserta, invece, sotto il dominio longobardo, durante il quale gli storici hanno cercato di capire se il territorio avesse risentito dell’influenza del ducato di Benevento o se invece qualcun altro si stesse occupando del governo di queste terre.

Con accettazione dalla maggior parte degli storici che si occuparono della questione, Fondi non è mai stata soggetta ai Longobardi. Questi, nel maggio del 568 arrivarono in Italia guidati da Alboino, e nei cinque anni a seguire soggiogarono l’Italia e la Tuscia fatta eccezione per le piazzeforti. Nel 571 a Benevento troviamo il Duca Zottone, il quale per mezzo di invasioni e scontri riuscì ad assoggettare una buona parte dell’Italia meridionale.


Verso la fine del VI secolo (dal 577) scarseggiano le notizie sui conflitti nel mezzogiorno d’Italia, periodo nel quale i Longobardi devastarono la città di Aquino e Montecassino; nel 590 toccò invece ad Attica e Minturno (Traetto).


Il successore, Arechi, si preoccupò di ampliare il suo ducato conquistando nuove terre. Nel 592 circa Napoli venne assediata e, sempre da Gregorio Magno, sappiamo che Fondi fu abbandonata dagli abitanti e dal vescovo Agnello che si rifugiò nella vicina Terracina. [Reg. III & VI, Gregorii Magni]. Pare quindi che a Fondi ci fu qualche eco di quanto stesse accadendo, ma non un vero e proprio dominio.

A questo proposito, il Merkel discorrendo di una pergamena del 994 coglie alcuni fatti delle materie giuridiche. Alcuni documenti di Gaeta e Fondi furono generati in un periodo nel quale il carattere personale del diritto appare già in ogni stato italiano, con una sorta di convivenza del diritto romano e delle nuove leggi emanate dai Longobardi. A Gaeta in uno scritto del 984 compare un certo Veneroso figlio di “Giovanni della nazione longobarda” e il contemporaneo uso della wadia (placet longobardo).

Ma, ancora una volta, non viene esplicitato che questa zona geografica sia stata soggetta al dominio longobardo. C’è da tenere in considerazione anche la presenza dei bizantini e dei pontefici. Fondi e vicinanze, infatti, furono sotto il controllo della Santa Sede (quindi Roma).


Con l’avvento di Liutprando questo occupò molte delle terre dei bizantini e furono anche i papi che si opposero ricorrendo a richieste esterne di aiuto. È il caso di Gregorio III che nel 730 scrisse una lettera a Carlo Martello maestro di palazzo della monarchia franca, che però non accettò di aiutarlo. Il successore di Liutprando, Rachi, arrivò ad occupare i territori romani e fu il pontefice Zaccaria a tenergli testa; Rachi abdicò e si ritirò a Montecassino.

Il nuovo re Astolfo riprende lo stesso indirizzo politico invadendo l’esarcato di Ravenna, la Pentapoli e Roma. Stefano II si reca in Francia per cercare l’appoggio di Pipino il Breve ottenendo, questa volta, la promessa di scendere in Italia per combattere i Longobardi donando ai papi le terre che furono tolte dai Longobardi ai bizantini.


Anche Traetto fu sui principi del 700 d.C. in potere dei pontefici. Questi stessi per meglio difendere la zona fecero erigere il castello di Leopoli mandando dei governatori che definirono quegli abitanti “famuli Sanctae Romanae Ecclesiae.” Di questi governatori abbiamo certezza nel 745-837 e fino all’880.


A Gaeta, invece, papa Gregorio II nel 730 manda il conte Anatolio I de’ Conti Tuscolani per contrastare le invasioni barbariche. Ancora una volta è un papa ad intervenire.


Diverso non fu il destino di Terracina che prima fu parte dei territori bizantini e poi passò sotto il controllo del papa. “Terracinensem civitatem quam servito B. Petri Apostolorum Principi et vestro atque nostro anea subiugavimus, nunc autem invalido consilio iterum ipsi iam fati nefandissimi neapolitani cum perversis Graeci invasi sunt.” [Lettera del papa a re Carlo anno 780]

Il papa prese Terracina in compenso del patrimonio napoletano dai greci (bizantini) usurpato alla Chiesa. Fondi collocata tra Terracina e Gaeta forse ha risentito delle vicissitudini delle due città. La stessa città, poi, per mediazione di Arigiso Duca di Benevento subì l’occupazione bizantina e napoletana con la conseguente reazione del papa che la rioccupò militarmente: “dominio annuente ad expugnandam Caietam seu Neapolim, nostrum recolligentes patrimonium, quot ibidem in territorio neapolitano pointur.”


Fondi per un periodo fu ceduta a Gaeta da papa Giovanni VIII portando ad alludere a un dominio della Santa Sede sulla città a ragione anche del fatto che già vi si trovava Traetto come emerge dal canone XV del Concilio di Ravenna, con l’aggiunta di Fondi andando a formare per la prima volta quel nucleo che poi si chiamerà Contea di Fondi e Traetto. La cessione fu fatta a motivo dello scontro del papato con i Saraceni. Delle scorrerie di questi barbari Fondi aveva riportato gravi danni già sotto Lodovico II. Nell’845 tentarono di farsi padroni dell’isola di Ponza; ma Sergio Duca di Napoli uscì dal porto di Napoli con gli aiuti ricevuti da Amalfi, Gaeta e Sorrento. Tempo dopo i Saraceni occuparono Gaeta assediandola, e ci fu un passaggio degli stessi per Fondi che fu incendiata. La cronaca è ricordata da cronisti del tempo come Leone Ostiense: “Sergio papa secundo in sede apostolica praesidente, a quo Ludovicus imperator est coronatus, ingens saracenorum multitudo ab Africa, classe romana devecta, ecclesias sanctorum apostolorum Petri et Pauli ex integro depraedati sunt, multosque illis interficientes, per appiamo viam iter aggressi, ad Fundanam vicitatem venerunt. Quam cum coepissent et incendio cremavissent, cunctosque illic cives partim captione, partim gladio destinavissent, universa quoque per circuitum vastavissent, secus Caietam applicantes, castramentati sunt.”


Per concludere, Fondi restò sotto la giurisdizione dei pontefici romani fino al 917 in cui passò per donazione della Santa Sede definitivamente agli ipati di Gaeta sino al 1212. Poi fino al 1266 ritornò alla Sede e dal Re Manfredi di Svevia soggetta al Regno di Napoli, con titolato del regno Riccardo II dell’Aquila.

Comunque i barbari mal sopportavano il fatto che Fondi, Napoli, Roma e altre città avessero ancora dalla loro parte i bizantini con vasti possedimenti in Italia, i saccheggi furono, probabilmente, una conseguenza della rabbia causata da queste condizioni. Zenone Duca di Benevento invase e distrusse il monastero di Montecassino portando la stessa azione giù in Campania passando per Pontecorvo, Pico, Pastena, Lenola, Ambrifi, Campodimele e tutto ciò che fu compreso tra Terracina e Minturno distruggendole.


Approfondimenti:


-Fondi in Campania, 1903, R. Bianchi & B.Amante

-Storia di Fondi, 1901, G. Conte-Colino

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