In provincia di Frosinone nel Lazio meridionale, Ausonia si incontra nelle fonti con il nome di castrum Fractarum (castello de Le Fratte) annesso al ducato di Gaeta dalla fine del X secolo. Le prime menzioni si riscontrano nell’XI secolo nei documenti dell’Abbazia di Montecassino e del succitato ducato. Fu feudo, dal XV secolo, delle famiglie Caetani, Colonna e Carafa.
Ausonia ospita uno dei monumenti religiosi importanti del Lazio che è il Santuario di Santa Maria del Piano. L’importanza storica ha a che fare anche con il fatto che la chiesa è stata costruita su un antico sito romano, un tempio pagano probabilmente dedicato alla dea Concordia.
Allo stato attuale la chiesa presenta una stratigrafia architettonica dalla quale possiamo ricavare le informazioni sulla sua costruzione. Il plesso originario è del XII secolo, del quale però restano poche tracce. Riguardo alla costruzione della chiesa, da una parte si sostiene che la chiesa fu costruita per custodire una statua in legno policromo della Madonna col Bambino della vicina Castro dei Volsci. Dall’altra parte, invece, a dare delle spiegazioni in più è il ciclo di affreschi presente nella cripta. Queste pitture narrano la storia di Santa Remicarda, e secondo la cronaca nel 1100 (anno di costruzione della chiesa) la Vergine Maria apparve a una pastorella chiamata Remingarda che venne guarita dalla sua infermità fisica. A lei la Madonna indicò il luogo dove doveva essere costruita una chiesa, e le fonti indicano il 23 aprile 1100 come data del miracolo. A seguito del miracolo si decise di costruire il santuario i cui affreschi hanno lo scopo di tramandare l’accaduto; nelle cappelle laterali, invece, gli affreschi raffigurano le storie di San Giovanni e Cristo tra gli Apostoli. L’evento miracoloso è altresì raccontato in un manoscritto del XVIII secolo, la “Cronica della mirabile transellazione della B.ma Vergine del Piano”.
L'interno è scandito da tre navate dove la zona del presbiterio databile al 1448 conserva intatta l’originaria pianta quadrata. Del XIII secolo sono, invece, gli affreschi presenti nella cripta alla quale si accede dall’altare. Gli storici dell’arte convengono nel definire alcuni legami con la cultura monastica cassinese dato l’assetto teologico dei temi pittorici. La chiesa è stata poi ampliata nel XV secolo anche introducendo il portico come testimonia l’iscrizione su un pilastro che data il fatto al 1448. Fu ulteriormente restaurata durante il Cinquecento, e tra il XVII e il XVIII secolo fu arricchita con decorazioni bucoliche su quello che all’inizio era l’assetto romanico. Al 1700 sono da collocare anche i portali di ingresso alla chiesa decorati a rilievo.
Di recente costruzione è invece l’attuale campanile eretto nel 1927 ad opera di Gustavo Giovannoni, mentre nel 1954 si rese necessario un importante intervento di restauro per riparare i danni del secondo conflitto mondiale. Riguardo all’intervento di Giovannoni, la vicenda del restauro è abbastanza articolata. In un primo momento il progetto fu affidato all’Ingegnere Abatino (novembre 1913) il quale pose sotto approvazione l’idea progettuale sul risanamento dell’ambiente ipogeo alla Soprintendenza dei Monumenti e del Consiglio Superiore per le Antichità e le Belle Arti. Inoltre, presentò una proposta per il completamento e il ripristino della facciata che nel corso del tempo è stata alterata da interventi invasivi che hanno compromesso lo stile originario. Proprio per questo volle recuperare gli assetti originari ma il Consiglio Superiore delle Belli Arti presieduto da Camillo Boito non condivise le su idee e bocciò la proposta. L’incarico venne quindi affidato a Gustavo Giovannoni il quale fu convinto del fatto che ogni episodio architettonico presenta una sua storicità e volle quindi distaccarsi da una visione troppo rigida poiché il monumento nelle varie fasi costruttive ha anche prodotto un significato e un valore. Per adempiere a questo proposito Giovannoni studiò e raccolse vari esempi stilistici individuando nel portico e nel campanile alcuni elementi riscontrati anche a Cassino e a Capua connotandoli come espressioni etnografiche importanti. Allo stesso modo, puntigliosa fu anche la ricerca documentaria sui sistemi costruttivi, sui materiali e sulle tecniche di realizzazione.
Attorno al santuario erano presenti altre strutture, infatti di fronte all’ingresso sono ancora visibili i resti di un battistero distrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Accanto sorgeva anche un ospedale per pellegrini successivamente convertito nell’orfanotrofio dell’Ave Gratia Plena.
L'importanza del Santuario si deve anche alla presenza della tomba del poeta umanista Elisio Calenzio (1430-1501) posta sul lato sinistro all’inizio della navata centrale. Il letterato è ricordato per essere stato presente presso la corte di Napoli di Ferrante d’Aragona.
L'iscrizione sulla tomba funge da richiamo per il viandante frettoloso invitato a pregare per colui che riposa in quel sepolcro. Il poeta Elisio Calenzio nacque nel 1430 nella Terra delle Fratte e morì nel 1503. Suo figlio fece erigere il monumento funerario secondo le volontà testamentarie dettate dal padre: "Se morirò alle Fratte o poco lontano da esse desiderio che mi si seppellisca nel tempio della santa Vergine di Gorgalonga (fiume lungo), nel territorio delle Fratte. Voglio che là le mie ossa siano messe in una tomba di pietra e che sopra vi sia scritto il mio nome, in mia memoria e per l'edificazione dei miei nipoti".
Infatti lo stesso epitaffio fu composto dal poeta: "ti sia felice e fausto il cammino. Chi io sia sappilo, se vuoi, con poche parole. Io qui giaccio infine Calenzio sopito in un sonno grave finché il suonatore della tuba mi desti chiamandomi alle pie sedi del Cielo. Hai udito? Per cortesia passando dimmi CIAO."
Testimonianze romane sono individuate anche all’interno della chiesa come l’ara romana riutilizzata come acquasantiera. Tra le opere di pregio si ricorda il trittico di Giovanni Filippo Criscuolo del 1531 posto sull’altare centrale nel quale vengono raccontate le vicende della Santa; al centro invece è collocata la scultura lignea della Madonna col Bambino.
Fotografie a cura di: Nastassja di Cicco
Focus su Elisio Calenzio
Educatore e segretario del re di Napoli Federico d’Aragona nacque a Le Fratte (Ausonia, FR) nel 1430, stesso luogo dove spirò nel 1503 e dove volle essere sepolto.
Sollecitato dal padre si spostò a Napoli per studiare legge ma dopo poco abbandonò gli studi per coltivare la passione delle lettere e dare adempimento alla sua vocazione poetica. Scrisse il Croacus su de Bello ranarum ac murium all’età di ventidue anni basandosi sulla tradizione della Betracomiomachia. Diffusasi la fama all’età di trentacinque anni fu scelto dal re Ferdinando I d’Aragona per essere il precettore del tredicenne Federico d’Aragona. Non solo educò il figlio del re ma divenne il personale confidente e collaboratore del futuro re il quale gli assegnò anche alcuni incarichi diplomatici.
Nel 1483 venne nominato governatore di Squillace e seguì re Federico nei viaggi diplomatici in giro per l’Europa rimanendo con lui finché non si ammalò. Preferì ritirarsi a Le Fratte dove morì nel 1503 e dove volle essere sepolto presso Santa Maria del Piano.
Riguardo alla produzione letteraria grazie ai viaggi compiuti in compagnia di re Federico assimilò la cultura dell’Umanesimo concentrandosi tuttavia sulla poetica in latino composta in pentametri e accolta da altri intellettuali come Jacopo Sannazaro e Giovanni Pontano.
Tra le sue doti si ricorda in particolare la creatività immaginifica come si evince dalle sue opere di stampo allegorico e romantiche, infatti, fu molto attento alla condizione delle donne tra le quali trova una musa ispiratrice: Aurimpia da Ventosa. Di Elisio Calenzio si conoscono centocinquanta epistole di cui molte indirizzate a Federico esprimendosi su vari temi: esercizio del potere e una posizione contro la violenza dalla guerra alla pena capitale.
Curiosità: Secondo le fonti storiche il poeta si rintraccia nei documenti sotto un altro nome: Luigi Gallucci, infatti Elisio Calenzio è il nome che i suoi biografi ricollegano a uno pseudonimo o a un nome accademico. A. De Santis dedicò uno studio sul nome del poeta sostenendo che Calenzio invece sia il vero cognome mentre il latinizzato Gallutius del Pontano fu quello accademico riconducibile all’origine della famiglia Calenzio da Galluccio e ai beni posseduti in quella terra.
Approfondimenti:
-Angelo De Santis, Il vero cognome dell'umanista Elisio Calenzio https://www.jstor.org/stable/26210372
-Gustavo Giovannoni, Riflessioni agli albori del XXI secolo. Giornata di studio dedicata a Gaetano Miarelli Mariani. Università degli studi di Roma "La Sapienza" Prima facoltà di Architettura "Ludovico Quaroni" Dipartimento di Storia dell'Architettura, Restauro e Conservazione dei Beni Architettonici (Roma, 26 giugno 2003)
-Gianclaudio Macchiarella, Il ciclo degli affreschi della cripta del Santuario di Santa Maria del Piano presso Ausonia (Roma, 1981) Studi sulla pittura medioevale campana
-Luigi Gallucci in Treccani, Dizionario Biografico https://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-gallucci_(Dizionario-Biografico)/
-https://www.e-borghi.com/it/sc/2-castelli-chiese-monumenti-musei/frosinone-ausonia/792/santuario-della-madonna-del-piano.html
-https://comunitamontanaxixaurunciinweb.it/comuni-del-territorio/ausonia/santuario-madonna-del-piano/
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