Spesso associati al periodo medievale sono i codici miniati, prodotti di conservazione libraria elaborati da quei monasteri completi di scriptorium. È anche il caso dell’Abbazia di Montecassino nel Lazio meridionale che ne ospitò uno considerati tra i più importanti nella realtà europea, non solo per il valore artistico ma anche per l’attività di trasmissione di testi sia medievali che antichi che si distinguevano per una scrittura particolare detta “cassinese” ossia la minuscola beneventana. Questo tipo di lavoro era già noto ai primi monaci benedettini che si insediarono a Cassino poiché svolgevano attività di lettura e studio delle Sacre Scritture, delle opere dei Padri e dei testi liturgici e salteri. Questo tipo di lavoro, in linea con la regola benedettina Ora et Labora, voleva essere anche un’offerta al Signore utile per la santificazione dell’anima. Lo scriptorium di Montecassino ha svolto la sua attività per lungo tempo dalla fine dell’VIII secolo arrivando a raccogliere un vasto patrimonio librario custodito nella biblioteca vedendo la presenza di personalità importanti come quella di Paolo Diacono. Tra i codici più importanti del primo periodo di attività (IX secolo) si ricorda una miscellanea astronomica e una raccolta di trattati medici, per poi vedere un rinnovo nelle tipologie testuali inclusi gli elementi grafici e stilistici.
Il periodo di grande fermento per l’Abbazia fu l’XI secolo con la presenza di due abati. Ilprimo è l’abate Teobaldo (1022-1035) al quale vanno ricondotti i Moralia di Gregorio Magno e il De rerum naturis di Rabano Mauro, una raccolta di circa trecento miniature che componevano un commento figurato del mondo medievale. Mentre il secondo è l’abate Desiderio (1058-1087) al quale si deve la costruzione di quella che viene definita dagli storici dell’arte “abbazia desideriana” della quale resta solo qualche traccia a seguito del terremoto del 1349. In questo periodo fa la sua comparsa la minuscola beneventana oltre che una raccolta di settanta codici circa. Con l’abate Desiderio e con la guida del bibliotecario Leone Marsicano i monaci furono impegnati nella trascrizione di testi di autori antichi latini come Varrone, Cicerone, Virgilio, Ovidio, Frontino, Seneca, Solino, Tacito, Apuleio e cristiani, ossia Agostino, Ilario, Gregorio Magno. I testi riguardavano vari campi dalla liturgia alla medicina, dalla geografia e astronomia al diritto.
A succedere a Desiderio è l’abate Oderisio a seguito del quale lo scriptorium conobbe un periodo di decadenza per via delle guerre tra il papa e i Normanni nonché per lo scisma anacletano del 1130 che frenano l’autonomia dell’abbazia. Tuttavia il XII secolo è anche un momento in cui le influenze esterne condizionano la produzione dei codici, infatti, già nell’XI secolo in Europa era ampiamente conosciuta un altro tipo di scrittura: quella carolina. Questa venne prodotta solo in due casi, o per le annotazioni sui margini oppure per i codici considerati di bassa qualità, mentre bisognerà attendere la fine del XII secolo per riscontrare codici completamente scritti in carolina. È infatti possibile ricondurre questa scrittura all’uso di motivi a nastro colorati su fondo oro, di racemi policromi, lettere decorate con tralci d’oro su fondo porpora o blu. Si arriva poi alla produzione di testi con la carolina decorata con motivi cassinesi come nel caso di alcune bibbie glossate. Tra queste una di particolare pregio è stata ricondotta a uno scriba chiamato Ferro che lavora nell’abbazia tra il 1166 e il 1167 e che ha promosso un modulo di scrittura ridotto connotando i codici come oggetti finalizzati allo studio personale differentemente dalle bibbie utilizzate per la lettura pubblica. Un ulteriore sviluppo dei motivi ornamentali si conosce nel XIII secolo quando i codici si arricchirono di motivi gotici di influenza francese.
Nel XV secolo, invece, si ricordano Poggio Bracciolini e Niccolò Niccoli per aver trafugato alcuni codici come il De natura deorum, il De divinatione e il De legibus di Cicerone ma ci furono tanti altri casi in cui i testi furono sottratti alla biblioteca cassinese.
Il XVI secolo è stato invece un periodo complesso per la storia di questo scriptorium date le Guerre Italiane del Rinascimento dove tuttavia l’attività non si arresta dato che siamo a conoscenza dell’esistenza di trascrizioni di testi agiografici, commentari, i Moralia di Gregorio Magno, libri corali, alcuni testi nuovi, testi liturgici e salteri.
L’11 novembre 1504 l’abbazia viene annessa alla Congregazione di Santa Giustina che influì anche sulla produzione dei nuovi codici. La principale committenza, finora conosciuta, fu quella dei corali da parte dell’abate Ignazio Squarcialupi il quale si circondò di importanti miniatori come il Maestro del retablo di Bolea, Giovanni e Francesco Boccardi, Matteo da Terranova, Aloyse da Napoli.
Il Cinquecento fu anche il periodo in cui l’abbazia ospitò letterati, giuristi, teologi di cui si ricordano Crisostomo Calvini da S. Gemiliano che tradusse dal greco al latino i sermoni di Doroteo, archimandrita di Gaza. Gli archivisti e i bibliotecari in questo periodo si occuparono di recuperare codici antichi e acquisire nuovi volumi editi con la stampa. In effetti a parte lo scriptorium Montecassino non possedeva una propria tipografia, ma grazie al monaco Onorato Fascitelli è possibile ritrovare nell’abbazia le riedizioni delle opere di Ovidio, Lattanzio e Cicerone collaborando con Paolo Manuzio tra il 1534 e il 1540.
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento l’invasione napoleonica vide la promulgazione di leggi finalizzate a sopprimere gli ordini monastici; tuttavia queste norme non toccarono il patrimonio della biblioteca, anzi sembra che questa continuò ad arricchirsi come testimonia l’entrata in archivio dei codici dell’Abbazia di San Michele Arcangelo in Planciano di Gaeta.
Anche nel XX secolo l’abbazia continua la sua attività soprattutto grazie al lavoro di archivisti, bibliotecari, studiosi e ricercatori. Infatti, nel 1929 si pubblicò il primo Catalogo degli incunaboli, mentre all’arco cronologico 1915-1941 è da ricondurre il Codicum Casinensium manoscriptorum catalogus curato da Mauro Inguanez.
Sebbene già il terremoto del 1300 minacciò la sopravvivenza dell’abbazia, questa non fu risparmiata neanche dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Nel secondo dopoguerra, in particolare nel 1955, alcuni documenti e codici ritornarono a Montecassino con la perdita di altri. Si contano 20.000 volumi a fronte dei precedenti 120.000; attualmente si custodiscono 1100 codici, 189 incunaboli e 25.000 volumi.
Fonti e approfondimenti:
Immagini a cura di Nastassja di Cicco:
- Vita di San Benedetto, codice miniato a Montecassino, anni 1058-1087
-Erodoto: Storie; traduzione di Lorenzo Valla (Venezia, 1494)
-Testo miniato conservato presso il Museo dell'Abbazia di Montecassino
-Divina Commedia, incunabolo miniato (Milano, 1478)
-Artista fiammingo, Crocifissione, Libro d'oro secolo XV
-Mamotrectum, Commento alla Sacra Scrittura (Venezia, 1483)
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