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Il Capitello di Sperlonga


Fu casualmente ritrovato a marzo del 2018 sulla spiaggia di Sperlonga da Francesco Rendinaro. Il capitello sarebbe riemerso a seguito di forti mareggiate che spostando la sabbia avrebbero reso possibile il suo ritrovamento.


Il recupero del reperto è avvenuto con l’intervento della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Frosinone, Latina e Rieti, del Comune di Sperlonga, della Onlus ASSO, alcuni volontari, e del suo studio è stato incaricato il Dott. Pietro Longo (anch’egli presente al momento del recupero).

Dopo la scoperta ad occuparsi del restauro a spese del Comune di Sperlonga è stata Iliadora Marafini.


Il capitello in questione presenta una tipologia a calice, con una possibile datazione alla fine dell’età repubblicana (oppure agli inizi dell’età imperiale) ed è stato realizzato con marmo di Carrara.


La decorazione è caratterizzata da una corona di otto foglie di acanto con 24 baccellature nella parte superiore. Dato il luogo del ritrovamento, si sostiene che il capitello dovesse far parte di una colonna alta circa quattro metri parte del vicino plesso della Villa di Tiberio.

Il capitello, però, fu ritrovato all’interno di una struttura muraria grossolana in scaglioni di tufo (a cui ancora non è stata assegnata una datazione), alla quale era legato con della malta. L’ipotesi avanzata dagli studiosi è che, data la posizione capovolta in cui è stato trovato, potrebbe essere stato riutilizzato in un secondo momento. Si pensa che i monaci stabilitisi qui nel Medioevo avrebbero potuto spostarlo dalla Villa rimpiegandolo per il muro nel quale è stato ritrovato. Dall’analisi della malta è emerso, infatti, che è da datare successivamente all’epoca romana.


Nella fase del restauro il capitello è stato immerso in acqua per rimuovere i sali marini e poi posizionato sul tavolo di lavoro. Si è proseguito con una pulitura chimica con impacco per le incrostazioni più tenaci; infine il capitello è stato consolidato per fissare la superficie del marmo e le tracce di colore. All’interno delle foglie, infatti, è stata notata una certa policromia, e dalle successive analisi è stato confermato che il capitello fu dipinto con colore rosso.


Dagli studi effettuati la lavorazione è di tipo asiatico; contate le baccellature e vista la tipologia il lavoro è stato ricondotto ad una bottega microasiatica. Attualmente sembra che sia un unicum per via di diverse caratteristiche non sempre riscontrate in altri tipi già esistenti. Quella che sembrava una frattura nell’angolo in realtà si è rivelata l’alveo per una grappa di ancoraggio, portando a pensare che questo è, appunto, un capitello angolare che forse faceva parte di una serie di capitelli simili. La lavorazione delle foglie è stata eseguita col trapano e probabilmente a questo capitello hanno lavorato un artista e due lavoranti di bottega dato l’ispessimento delle foglie non giustificato, un non allineamento (quindi una non verticalità) e altre foglie che hanno una lavorazione più schiacciata. L’ipotesi è che il maestro (o l’artista) ha probabilmente indicato la traccia e i due lavoranti avrebbero, poi, concluso l’opera.


Tuttavia, non è ancora chiaro di quale ambiente della Villa di Tiberio doveva far parte.


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Post: Archeologia/Urbanistica
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