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Il castello Caetani di Fondi: il cantiere di un’opera di architettura militare


È uno dei simboli identitari della città di Fondi (LT) e l’inizio della sua storia viene fatta coincidere con l’annessione di Fondi al Regnun Siciliae.

L’avvento dei normanni e l’infeudamento della contea ai conti dell’Aquila per volere di Ruggero II hanno portato al consolidamento del presidio urbano. In questo contesto rientrerebbe la costruzione del castello, ma le fasi del cantiere non sembrano ancora essere molto chiare. Infatti a seguito del crollo di una parte della rocca durante il secondo conflitto mondiale, le ricostruzioni e i vari restauri hanno alterato gli strati della struttura ed è complesso definire con precisione le fasi di edificazione.

Partiamo dal mastio, alla base della cortina è stato utilizzato del materiale lapideo e la sua tipologia è analoga ai masti fatti erigere dai normanni tra la fine dell’XI secolo e la metà del XII. Sembrerebbe il primo corpo della struttura difensiva ad essere stato costruito, andandosi ad incastrare nel già esistente circuito difensivo. L’intero castello, infatti, è stato adattato sulla cinta muraria del castrum romano. Questa torre conteneva una cisterna sopra la quale si adattarono due piani chiusi. La base stessa è stata realizzata con grandi blocchi di calcare di reimpiego (non è chiara la provenienza) livellati da inzeppature in selce che, forse, sono state ricavate dalla frantumazione dell’antico basolato della vicina strada consolare. La muratura liscia termina alla quota pavimentale dove era posto un serbatoio nel quale confluiva (tramite determinate condotte) l’acqua piovana raccolta dalla terrazza sommitale.


Il torrione circolare sembra essere stato aggiunto solo in una fase successiva, secondo alcuni studiosi risalirebbe alla seconda metà del 1400. Gli ambienti del mastio sono tra loro collegati e sebbene non accessibili, dalla sommità della rocca è possibile vedere una porticina con delle scale che è l'accesso al torrione.



Entrati nel torrione, una scaletta porterebbe all'ambiente sottostante al livello del passetto di Palazzo Caetani.


Nel mese di ottobre dell’anno 1299 si tenne il matrimonio tra Roffredo III Caetani e Giovanna dell’Aquila, e il nuovo conte si trovò a far fronte a problemi come lo stato di abbandono e l’impaludamento avvenuti perché la città non fu più il centro della residenza comitale. Quest’ultima venne ripristinata nel feudo fondano per il fatto che Roffredo, spinto alle nozze dallo zio Papa Bonifacio VIII, venne in possesso dei feudi dei dell’Aquila al confine con i territori della Chiesa che già ruotavano intorno all’incastellamento di Sermoneta. La nuova residenza a Fondi, dunque, doveva rispondere agli standard abitativi delle dimore romane e laziali del 1300.


Il castello sembrerebbe essere stato ripreso più volte, sia per aggiornamenti stilistici che pratici per le funzioni militari. Nell’aggiornamento del primo 1400 dell’annesso Palazzo Caetani le trasformazioni tardogotiche sono debitrici della cultura artistica del Regno di Napoli (di matrice aragonese), ma gli interventi trecenteschi post-roffrediani richiamano tecnicamente e formalmente lo stile angioino.

Roffredo fu capitano di Roberto d’Angiò e si occupò di allinearsi a un mecenatismo meridionale che poi avrebbe caratterizzato casa Caetani. Gli studiosi sono prudenti nell’assegnargli totalmente la costruzione della rocca che, probabilmente, risale alla seconda metà del 1300. Il conte si preoccupò innanzitutto di far costruire una nuova cinta muraria che assomiglia molto ai recinti difensivi angioini riscontrati nel sud della penisola. Le caratteristiche riscontrate sulle sopravvivenze dell’antemurale e della cinta medievale portano a pensare che la connotazione fu aggiornata al tipo dei cantieri dei prothomagistri francesi di Carlo I d’Angiò.

Venendo alla configurazione della rocca, è costituita da tre torrioni angolari che lasciano scoperto lo spigolo occidentale che, interno alle mura, è protetto direttamente dal mastio. La rocca e il mastio sono due corpi differenti separati da un’intercapedine (minore di due metri) costituita da contrafforti su più livelli. Le torri del lato esterno alle mura (oggi lato piazza) avevano una spiccata valenza sia dal punto di vista militare che percettivo per gli avvistamenti.


L’assetto della rocca però doveva avere un effetto visivo particolare perché la struttura non si rivelava subito nella sua interezza. Chiunque avesse provato ad accostarsi avrebbe percepito poco alla volta le reali dimensioni della fortezza mostrandosi per come è solo una volta avvicinati. Questa tecnica è stata riscontrata anche nei baluardi ad ali di Castel Nuovo di Napoli e nel castello angioino di Gaeta.


Entrando nella rocca, il piano nobile (primo piano) è dotato sul lato esterno di due ampie finestre (non originali) e di una piccola apertura sopra l’imposta della volta a botte vicino alla torre meridionale. L’ambiente è suddiviso in due camere: quella minore è illuminata da uno dei finestroni, mentre il salone maggiore, scandito da due grandi archi diaframma, uno di rifacimento e l’altro ridotto ad una traccia a muro, si apre tramite due aperture quadrangolari.


Il piano terra (Museo Civico) è voltato a botte e suddiviso in una camera minore e una maggiore, presentando sul lato sud-est un registro di tre monofore strombate. Riguardo alla funzione delle aperture della rocca gli studiosi ritengono verosimile l’originalità della porta centrale che poteva essere funzionale all’accesso nella struttura i macchinari da guerra (ma questa tesi è ancora da confermare).


Nel passaggio dal governo di Roffredo III e Nicolò Caetani dovevano essere presenti, già nel 1342, le carceri; a questo punto l’inizio dei lavori della rocca deve collocarsi nella prima metà del XIV secolo per essere pienamente funzionale nel 1378 data anche la situazione storica di conflitto dello Scisma d’Occidente che ospitò i cardinali scismatici a Fondi. Per quest’ultimo aspetto, vista la situazione di conflitto alcuni sostengono che la rocca era già al servizio delle truppe che poi dovevano radunarsi a Fondi.

Arrivati a questo punto possiamo affermare che lo stile architettonico è ispirato a quello angioino, con base federiciana (normanna) ma che non ha una struttura standardizzata bensì ha avuto una sua evoluzione stilistica andando a costituire una propria personalità in territorio fondano. Il castello comitale si presenta come un ibrido del modello della rocca-palazzo e della fortezza militare turrita che rimarcava la volontà di rappresentanza e visibilità.


Riguardo alla praticità militare degli ambienti, si volle incrementare il ridotto difensivo di un ulteriore baluardo che potesse contenere la nuova artiglieria e garantire un fronte di offesa. È pratica frequente, infatti, che con l’avvento delle armi da fuoco anche le fortificazioni vengano adattate per avere una maggiore resilienza.


Venendo all’analisi di un’ultima questione, lo studioso Jores Rossetti sostiene che prima delle modifiche apportate nel corso del 1900, siano state ritrovate delle tracce di alcune palizzate lignee. Queste palizzate sembrerebbero essere state utilizzate per riempire il fossato che circondava il castello. In una fase di aggiornamento delle mura (forse nel 1400), quindi, il fossato sarebbe stato coperto.


Fatto sta che la costruzione per un edificio delle dimensioni della rocca deve aver richiesto più di dieci anni per la sua realizzazione, e in alcuni documenti sembrerebbe essere indicato l’anno 1329 come limite per la fine dei lavori (ammesso che la scadenza sia stata rispettata).


Per quanto riguarda alcuni dettagli sulle torri sono presenti feritoie, secondo alcuni dipinti settecenteschi la sommità delle torri doveva avere delle merlature. Caratteristici sono i barbacani (merlature) che sostengono il camminamento della rocca e del mastio in parte ancora visibile.


Si allegano fotografie specifiche di alcuni elementi architettonici:





Sommità della rocca, al lato destro si vede ancora l'accesso che doveva collegare la rocca al torrione del mastio.











Passaggio interno del astello che collega uno dei finestroni del piano nobile alla parte inferiore della rocca.







Contrafforti tra la rocca e il mastio











Fonti di riferimento:


-Il Palazzo Caetani di Fondi, G. Pesiri e P. F. Pistilli

-L'arte Medievale in Italia, A. M. Romanini, Andaloro, Cadei, Gandolfo, Righetti Tosti Croce

-L'architettura medievale in Italia 600-1200, C. Tosco


Immagini: a cura del blog

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Post: Archeologia/Urbanistica
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