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La comunità ebraica di Fondi

“È più suggestivo e meglio conservato di quello di Gerusalemme”, queste le parole del prof. Elio Toaff ex rabbino capo di Roma quando vide il quartiere ebraico di Fondi.

Gli ebrei si diffondono in Europa a seguito della Diaspora del 70 d.C., arrivando a Fondi probabilmente percorrendo la Via Appia. Secondo le parole del prof. Elio Toaff “Il quartiere ebraico che ancora oggi, malgrado non ci siano più Ebrei a Fondi, viene chiamato Giudea, non è mai stato un ghetto. Ma un quartiere della città come tutti gli altri. Aperto al traffico cittadino e dove Ebrei e Cristiani vivevano in perfetto accordo. Una cosa mi preme far notare e cioè che gli Ebrei di Fondi costruirono la loro Giudea tenendo presente le regole della topografia ebraica. Quelle scalette che scendono nel gran cortile, i cunicoli che mettono in comunicazione una casa con l’altra sono tutte previste nei testi tradizionali ebraici e ispirati a motivi di carattere rituale ed anche di sicurezza”.


Nel linguaggio giuridico medievale il nome “iudaica” designava anche l’insieme degli ebrei che vivevano in una determinata realtà urbana.



Una lettera della cancelleria angioina del 26 maggio 1280, conferma che la comunità giudaica di Fondi costituiva un “bene demaniale” e che versava ogni anno allo Stato la decima parte dei redditi. Per concessione regia questa somma andava a beneficio del vescovo e dei canonici della chiesa di San Pietro.


Fortunatamente sulla comunità ebraica che viveva a Fondi sappiamo di più, soprattutto riguardo alle attività lavorative.


La posizione della Giudea era funzionale all’impianto di tintorie data la presenza del fossato intorno alle mura cittadine collegato a un corso d’acqua proveniente dalla vicina sorgente di Petrulo. Lo scorrere di queste acque favoriva il ricambio delle stesse facendo in modo che le acque di tintura non provocassero ristagni con la conseguenza di incorrere in pene statutarie.


Nel corso del 1400 il Conte Onorato II Caetani, legato al progetto della riqualificazione urbanistica e architettonica di Fondi, promuove anche la crescita economica nei feudi. Il Conte praticava l’attività bancaria su vari livelli tanto che molti gli chiedevano udienza: nobili, mercanti, vassalli. Migliorò l’apparato produttivo della Contea prestando attenzione alle manifatture. Sappiamo che la corte fondana possedeva un’officina in cui i panni venivano tinti: casa una dove se fa la tentoria de li panni, sita in lo territorio de Fundi, dove se dice Petrulo, supra fontem petroli ex iuxta arnale seu montem.


Per concludere riportiamo alcuni nomi e le rispettive attività: Ventura di Mosè, giudeo fondano che nel 1476 si dice che commerciava in tartaro, una sostanza impiegata come mordente nei processi di tintoria; Gaudio, figlio di Angelo di Fata, vantava un credito residuo di 168 ducati e 10 carlini per aver fornito “panni di Fondi” di varie tinte ai suoi correligionari; e che in società con Mosè di Iacob il 2 gennaio 1520 acquistò lana filata e non insieme ad altre stoffe da un commerciante di Gaeta per l’importo di 89 ducati di Regno.





[Immagini del quartiere: dal web]

[Stoffe nel museo ebraico di Fondi: Immagine del web]


Riferimenti bibliografici:


-Gli ebrei a Fondi

-Articolo "Confronto", Speciale Giudea

-Scritture contabili di Palazzo Caetani, Fondi, 1491


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Post: Archeologia/Urbanistica
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