top of page
  • universitasfundana

La moneta di Gaeta: il Follaro

Città del Lazio Meridionale, nel suo periodo di autonomia Gaeta coniava una propria moneta: il “follaro”. Andando in ordine cronologico, prima di parlare della moneta è bene fare un passo indietro per contestualizzare il periodo storico.

Il primo console di Gaeta fu di origini bizantine, Costantino, vassallo di Andrea II di Napoli, che dotò la città di fortificazioni per difenderla dagli attacchi dei saraceni. A Costantino successe il figlio, Marino I grazie al quale nell’875 Gaeta iniziò a consolidare la propria indipendenza, e con Marino II (978-984, console e duca della famiglia dei Docibile) iniziano a diffondersi i follari gaetani. Tuttavia è bene ricordare che di questa moneta esistono diverse varianti in base al periodo storico in cui sono state emesse, al diametro e al peso.


Raggiunta la sua indipendenza (sia amministrativa che politica) dall’impero d’Oriente, Gaeta superò anche le imposizioni dei duchi longobardi e dei sovrani normanni che altrimenti avrebbero interferito non solo per modificare i follari gaetani ma si correva il rischio di eliminarli. Crescendo tramite i commerci il Ducato di Gaeta si elevò a Repubblica Marinara fino al 1140, anno in cui il ducato stesso fu annesso al regno di Sicilia.


Nel 1233 Federico II intervenne imponendo la dogana e abolendo il consolato segnando la fine dell’indipendenza della città e, quindi, anche della moneta.


Alcuni tipi di fòllaro sono stati studiati e attribuiti a diversi passaggi storici soprattutto tramite documenti come il Codex Diplomaticus Cajetanus. Nella seconda metà del X secolo le monete erano di rame se destinate al commercio locale, diversamente, per attività esterne potevano essere d’oro o d’argento.


Come già accennato, il duca Marino II iniziò a coniare la moneta gaetana individuata, in questa fase storica, in diciotto varianti recanti la figura (o il nome) del patrono di Gaeta, Sant’Erasmo.



Il duca viene affiancato da suo figlio Giovanni III, al governo del quale (979-984) sono state attribuite altre due tipologie della stessa moneta.

Sembra che la zecca di Gaeta, poi, abbia ripreso a coniare moneta sotto i duchi normanni Riccardo I (1063-1078), Riccardo II dell'Aquila (1105-1111) e Riccardo III di Caleno.

I fòllari, in questo periodo, sembrano essere simili tra loro a differenza di quelli di Riccardo II che sono contrassegnati da due barrette, mentre quelli di Riccardo III da tre.


Ancora, sotto i normanni Ruggero II (1135-1154), Guglielmo I (1154-1166), Guglielmo II (1166-1189) e Tancredi (1189-1194) sono riconducibili altri fòllari gaetani.

Nel periodo che va dal 1103 al 1105 fu il duca Guglielmo di Blosseville a modificare le monete locali di Riccardo I facendo incidere le lettere D V (iniziali di Dux Vilelmus) evitando, quindi, di emettere un altro tipo di moneta.


Proprio in ragione dell’autonomia acquisita tramite i commerci, si manifestò la necessità di coniare una propria moneta che fosse indipendente registrando anche la presenza contemporanea di due tipi di fòllari gaetani: uno per uso civico e uno per uso ducale (o coniazione regia). Queste monete recano il nome di Sant’Erasmo sul recto, mentre sul diritto in un cerchio è inserito un castello con un punto e la legenda “Civitas Gaieta”.








Approfondimenti e immagini:



- S. Ferraro, Le monete di Gaeta con appendice su le Medaglie, Gaeta 1988, ediz. di Napoli 1915, introduzione di L.Cardi


Post correlati

Mostra tutti

Comments


Post: Archeologia/Urbanistica
bottom of page