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Movimento degli occhi della statua di San Michele Arcangelo, Vallecorsa (Frosinone)

Per il 225° anniversario del movimento degli occhi della statua di San Michele Arcangelo a Vallecorsa, ho deciso di spendere qualche parola circa il prodigio avvenuto e sul ruolo che il Principe delle Milizie Celesti ha nella Chiesa.


Quella dell’arcangelo è una venerazione antica, e pare che a Vallecorsa sia arrivata tramite i Longobardi, come testimonia il rilievo dell’arcangelo scolpito su una delle porte di ingresso del Castrum del paese.


La statua in questione è custodita nella chiesa intitolata all’Arcangelo, consacrata il 3 maggio del 1648 da mons. Pietro Pinto vescovo di Fondi e, a testimonianza di ciò, sul lato destro dell’entrata un bassorilievo recita: “templum hoc, quod religionis pietas, beato michaeli archangelo, protectori, sacravit inclyto, ipse consacravit.



La statua in esame fu esposta per la prima volta il 29 settembre 1709 e purtroppo non conosciamo l’artista che la creò. Questa statua fu oggetto di un prodigio avvenuto il 31 luglio 1796: fino al 3 agosto diverse furono le persone che si resero conto che iniziò a muovere gli occhi e a grondare sudore dalla fronte. Prodigio questo che durò per quattro giorni ed è facilmente intuibile che in molti accorsero per vedere quanto stesse accadendo.

Coloro che riuscirono a recarsi presso Vallecorsa in quei giorni testimoniarono quanto visto, e, oltre a una lapide marmorea che ricorda il miracolo, i presenti rilasciarono le loro testimonianze su ciò che era accaduto. Queste sono raccolte nell'archivio della parrocchia di Vallecorsa come prova della veridicità dell’evento; le deposizioni furono messe per iscritto alla presenza del notaio Dott. Domenico Antonio Trapani.


Passando per una breve analisi della statua, fu realizzata con legno di leccio completa di un elmo in argento e con ricami in oro. I sandali, anch’essi realizzati in argento, furono un dono di Michele De Mattias, padre della Beata Maria De Mattias anche lei originaria di Vallecorsa.

Rappresentato mentre sovrasta l’angelo ribelle, la spada è in oro, donata per il 250° anniversario di quelli che portano il nome Michele dal Dott. Michele Ferrante. Alla cintura è posta, poi, una seconda spada in argento, donata dal Sig. Luigi Cecio e famiglia.

Infine, la bilancia che ne completa l’iconografia, è realizzata in oro zecchino e fu anche questa un dono.


Proprio riguardo all’iconografia, spesso Michele è rappresentato con la spada (o la lancia), mentre indossa l’armatura, elementi che lo identificano come il guerriero di Dio per eccellenza. La bilancia è un altro simbolo a lui attribuito, spesso come metafora dell’equilibrio tra Cielo e Terra. Altri autori cristiani, invece, danno un ruolo ben più preciso a questa bilancia.

San Bonaventura dice che per ricompensa a Michele fu dato il potere di far pendere la bilancia in favore dei suoi devoti servitori. In quest’ottica l’arcangelo può sottrarre ai rigori del giudizio le anime che in vita sinceramente gli sono state devote. Anche San Basilio scrive dell’argomento: “Mi rassicuro, poiché vi ho tanto amato, o san Michele, che allorché voi vi ricorderete di me, e che mi ripariate sotto le vostre ali per nascondere la mia confusione.” È la volta anche di Sant’Atanasio che scrive: “Cristiano, ricorri incessantemente a San Michele perché riceva la tua anima colpevole, e che nell’ora che deciderà la tua sorte egli si degni di salvarla.” Dello stesso avviso, poi, sono anche San Dionigi e il dottore della Chiesa San Tommaso d’Aquino, come aiuto dei cristiani nella sentenza del giudizio. La bilancia, quindi, pesa i meriti e i demeriti delle anime, quasi come a fare un bilancio totale della vita di ciascun individuo.


Di questo Principe degli angeli, poi, abbiamo qualche riferimento nelle Sacre Scritture.

Lo leggiamo nell’Apocalisse [12:7-9] “Allora avvenne una guerra nel Cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il Dragone. Il Dragone combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi nel cielo. Il grande Dragone, il Serpente antico, colui che chiamiamo Diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.” Da qui viene la raffigurazione mentre combatte contro Lucifero, lo stesso nome Michael in ebraico significa “Chi come Dio?”. Nel momento in cui il diavolo fu sedotto dall’ambizione di diventare come Dio, l’arcangelo reagì rivendicando l’unicità di Dio e la sua inviolabilità.


Principale protettore di Vallecorsa, Michele è il difensore del Popolo di Dio e la Chiesa tutta ricorre alla sua celeste protezione per resistere alle insidie dei demoni (degli angeli ribelli).

Un altro riferimento che ci aiuta a capire il suo ruolo sta nel libro di Daniele [12:1] “Ora in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo”, che lo identifica come uno dei principi del Cielo eletto alla custodia del popolo di Dio, aiutato dall’arcangelo durante i momenti di prova e durante gli attacchi da parte del maligno.

È l’arcangelo che rivendica i diritti inalienabili di Dio, come già accennato, come riporta la Lettera di Giuda [1:9] “Quando l’arcangelo Michele, in contrasto con il diavolo, discuteva per avere il corpo di Mosé, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!”


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Post: Archeologia/Urbanistica
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