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Portella, il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie

Aggiornamento: 22 nov 2023

Situata presso il comune di Monte San Biagio (LT) “Portella” è conosciuta per essere la porta di accesso al Regno delle Due Sicilie.


Esistente già nel 1400, la questione dei confini del Regno coinvolse le figure storiche del conte di Fondi Onorato I Caetani e del re di Napoli Ladislao d’Angiò-Durazzo. I rapporti tra il re e il conte furono caratterizzati da frequenti conflitti causati dall’infedeltà di quest’ultimo nei confronti del suo signore, motivo per cui alla morte di Onorato I (nel 1400) re Ladislao decise di confiscare le terre della Contea di Fondi e di trasferirle sotto il dominio di Giacomo Caetani, fratello di Onorato. Giacomo affiancò quest’ultimo fino al 1378, anno in cui durante lo Scisma d’Occidente il conte decise di appoggiare l’antipapa, mentre Giacomo rimase fedele al pontefice Urbano VI. Il re di Napoli, sostenuto dal nuovo papa Bonifacio IX, si mosse contro il conte al quale riuscì a sottrarre i possedimenti presso il Garigliano e Traetto (Minturno). Successivamente re Ladislao riuscì a prendere tutti i feudi afferenti alla Contea, ad eccezione di Monticelli (Monte San Biagio), e Portella a confine del Regno che grazie alla sua fortificazione e alla sua difesa portò il re a desistere.


Portella è contrassegnata da due torri realizzate in mattoni e travertino che sorvegliano l’ingresso caratterizzato da un portico raggiungibile percorrendo la Via Appia. Tra il XVIII e il XIX secolo chiunque volesse entrare nel Regno delle Due Sicilie doveva necessariamente essere identificato per evitare di ammettere soggetti ricercati (o sospetti) segnalati da Napoli al Commissario avvertito dal Ministro dell’Interno, dall’Intendenza della Provincia o dalla Sotto Intendenza del Distretto.


All’interno trovavano posto la Gendarmeria e gli uffici della dogana affiancati da una “baracca per la disinfezione delle lettere”. Infatti i soggetti provenienti dall’esterno potevano essere ammessi nel Regno solo dopo essersi cambiati i vestiti, dopo aver superato un periodo di quarantena e dopo aver “disinfettato” le lettere sottoposte a gas, aceto e fumo per scongiurarne il contagio. La dogana si occupava anche di controllare i bagagli, i pagamenti dei dazi e la messa in sicurezza delle merci.



La gendarmeria fu adattata in una struttura esistente già nel 1300. Prima di ospitare gli alloggi della guardia assegnata a Portella il plesso in questione era una chiesa rurale dedicata a San Tommaso Becket, la cui raffigurazione si trova ancora (anche se in stato di abbandono) su quella che doveva essere la parete alle spalle dell’altare. Nel 1700 la chiesa fu saccheggiata e si cercò di recuperarla, questa volta dedicandola a San Ferdinando. Tuttavia non fu mai riconsacrata subendo le modifiche e le funzioni fin qui delineate. Al piano terra fu adattata una scuderia, mentre al primo piano una camerata.


Numerosi personaggi storici varcarono questo ingresso come Wolfgang Amadeus Mozart l’11 maggio del 1770 e i sovrani e consorti dei Borbone.

Infatti, Elisabetta Farnese scelse per suo figlio Carlo di Borbone una principessa tedesca, Maria Amalia di Sassonia figlia di Augusto III che dopo la guerra di successione polacca divenne re di Polonia. Il fidanzamento fu firmato nel 1737 ma la principessa si recò in Italia solo un anno dopo una volta raggiunta l'età da matrimonio. Il 19 giugno del 1738, accompagnata da un seguito di cavalieri sassoni e polacchi, venne accolta dai dignitari napoletani sotto la guida del duca di Sora i quali la scortano verso il Regno. Maria Amalia di Sassonia incontrò Carlo di Borbone presso Portella e, una volta entrata nei confini del Regno delle Due Sicilie, proseguirà il suo viaggio verso Napoli durante il quale poté conoscerne i possedimenti.


Anche Ferdinando di Borbone (come suo padre) incontrò la sua sposa presso Portella. Il 12 maggio del 1768 a Terracina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena passò dalla scorta austriaca a quella napoletana sotto la guida del principe di San Nicandro diretta a Monticelli per l'incontro con il futuro marito Ferdinando che per l'occasione gli donò uno scrigno di gioielli, e dove fu allestito un grande padiglione che doveva accogliere la futura sovrana.


Altri episodi isolati si sono verificati a Portella, come il transito dell’imperatore Francesco I d’Austria in due occasioni: la prima nel 1846 e la seconda nel 1849. Meno noto è, invece, un episodio di cronaca nera avvenuto nel 1823 e raffigurato su un’incisione di Bartolomeo Pinelli che riguarda il rapimento di una giovane ballerina in viaggio verso Napoli da parte del brigante Massaroni, rilasciata in libertà solo dopo quindici giorni. Da qui è comprensibile anche la pericolosità della posizione in cui si trova Portella: nella zona compresa tra la dogana e l’epitaffio stanziarono i briganti poiché questo territorio non apparteneva né allo Stato Pontificio né al Regno delle due Sicilie, configurandosi quindi come “terra di nessuno”. Infatti, il 20 maggio 1755 nei pressi di Portella furono seppelliti i briganti Antonio Iannotti e Antonio Giosafatta Zampa di Monticelli.


Ritornando alla narrazione dei fatti storici più salienti, Portella svolse il ruolo di ingresso al Regno delle Due Sicilie fino al 1861, anno della proclamazione del Regno d’Italia.


Legata alla memoria delle Guerre del Risorgimento, per unire l’Italia bisognava annettere anche il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio, motivo per il quale il territorio in esame fu conteso tra le truppe napoletane e le truppe piemontesi. Terracina nel 1860 divenne il luogo in cui si architettavano intrighi borbonici e papalini allo scopo di procurare armi e denaro in caso di episodi di reazione, fatto che valse al nostro territorio l’accusa di resistere al Governo Nazionale. Il generale sabaudo Ettore De Sonnaz fu inviato presso Terracina con lo scopo di occuparla. Giunse la notizia dell’arrivo delle truppe liberatrici che oltrepassarono Portella, ma furono costrette a tornare indietro. Nel frattempo si costituì una giunta civica provvisoria per accogliere i soldati liberatori, ma quando questi si ritirarono la giunta si sciolse temendo rappresaglie da parte dello Stato Pontificio. I componenti della giunta trovarono rifugio a Fondi dove però subirono un esilio (involontario) fino al 1870. Così l’ufficio di polizia presente a Portella fu abbandonato lasciando però le armi in un deposito sorvegliato da un custode, armi che sul finire del novembre del 1860 vennero consegnate al sindaco di Fondi Giuseppe Amante e nell’occasione vennero trovate anche delle lettere del Ministero dell’Interno di Napoli indirizzate al Commissario di Portella dove si faceva riferimento all’ordine di arrestare, nel caso in cui avessero tentato di oltrepassare il confine, Mazzini e Garibaldi (quest’ultimo definito “bandito” in “Fondi in Campania, B. Amante & al.”, ndr).


L’esercito borbonico non riuscì a difendere il proprio Regno a causa della debolezza interna, aggravata dall’assedio di Gaeta durante il quale alcuni cittadini ancora riponevano la propria speranza nella vittoria dei Borbone inviando a re Francesco II numerose denunce circa i sudditi che non intendevano più sostenerlo.


Il Regno delle Due Sicilie cadde definitivamente il 21 febbraio 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia, con la sconfitta dei Borbone durante l’assedio di Gaeta e con la resa di Francesco II il 17 febbraio dello stesso anno. Portella perse così il suo ruolo di accesso al Regno restando oggi ai margini della Via Appia memore del suo passato.







Fotografie a cura di: Nastassja di Cicco




Accesso alla dogana














Dettaglio del portale d'accesso al plesso antistante alla dogana (ingresso dell'ex chiesa)














Dettaglio del portale d'accesso di Portella









Riferimenti


Bibliografia


-Bruto Amante & Romolo Bianchi, Memorie storiche e statuarie del ducato, della contea e dell’episcopato di Fondi in Campania dalle origini fino a’ tempi più recenti, Roma, 1903.


-Gianni Oliva, Un regno che è stato grande – La storia negata dei Borboni di Napoli e Sicilia, Mondadori, Milano, 2021.


Sitografia


-Paolo Roccia, Il fascino della Storia: la Torre di Portella a Monte S.Biagio, ingresso del Regno delle Due Sicilie. Qui Ferdinando di Borbone e Carolina d’Austria si incontrarono per la prima volta, 2020 https://www.news-24.it/il-fascino-della-storia-la.../...





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