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Sancia d'Aragona, i rapporti tra Aragona, Caetani e Borgia



Nata da Alfonso II e Trusia Gazzella nel 1478, la ricordiamo per essere stata sposa di Onorato III Caetani.

Il conte di Fondi Onorato II Caetani, riguardo alla sua successione, non designò suo figlio Pier Bernardino Caetani ma il figlio di quest’ultimo: Onorato III Caetani.

Parlando brevemente della questione della successione che già in altri momenti è stata approfondita, Bernardino partecipò alla Congiura dei Baroni nel 1485 contro il re di Napoli. Essendo Onorato II Caetani fedele e in stretti rapporti con la corona di Napoli, mal sopportò questo tradimento, con la conseguente esclusione del figlio dall’eredità che passò tutta a Onorato III. Fu a quest’ultimo che Ferrante d’Aragona concesse la mano di sua nipote Sancia, dando ancora più solidità ai succitati rapporti con il Regno di Napoli al punto che i Caetani, unendo le armi con gli aragonesi si chiameranno Caetani d’Aragona.

Il matrimonio fra Sancia d’Aragona e Onorato III Caetani si tenne il 6 maggio del 1487, unione, tra l’altro, siglata in premio della fedeltà mostrata dal conte di Fondi verso il re Ferdinando I.


Le nozze, tuttavia, sono da collocare in un periodo di fragile stabilità politica dato che incombeva la minaccia di Carlo VIII sulle stesse terre del Regno. Per evitare che ciò accadesse, il nuovo re Alfonso II d’Aragona (padre di Sancia) trattò con papa Alessandro VI (Borgia) sciogliendo il matrimonio e promettendo, adesso, Sancia a uno dei figli del pontefice: Goffredo Borgia, il quale ottenne il principato di Squillace. I festeggiamenti si celebrarono a Napoli il 7 maggio del 1494, mentre l’8 Alfonso II veniva incoronato re di Napoli.


Il legame tra gli Aragona e i Borgia si rafforzarono ancor di più quando il fratello di Sancia, Alfonso (duca di Bisceglie), sposò Lucrezia Borgia, anche lei figlia del papa.


Un altro membro della famiglia Borgia entra a far parte di questi equilibri: Cesare Borgia.

A lui andò in sposa Charlotte d’Albret, una principessa francese che certo avvicinò ancor di più la famiglia di Alessandro VI agli interessi di Luigi XII sul Regno di Napoli. Questa alleanza preoccupò non solo Sancia ma anche suo fratello Alfonso, il quale andò via da Roma il 2 agosto del 1499. Il papa mal sopportò quest’atto e rimandò Sancia a Napoli, la quale dopo essersi opposta alla decisione fu costretta ad abbandonare la Santa Sede, pena esserne cacciata con la forza.

Tornò un momento di pace tra Alfonso e il papa e Sancia potè far ritorno a Roma verso l’inizio del 1500. La parte degli aragonesi, vedendo il ritorno di Sancia cercò di convincere Alessandro VI a star dalla parte dei napoletani e ciò preoccupò Cesare Borgia che necessitava dei favori del re di Francia per poter arrivare sia al potere politico che a quello militare.

Gli storici appoggiano l’ipotesi che fu proprio Cesare ad aver mandato dei sicari per uccidere Alfonso, che comunque sopravvisse accudito da Sancia e Lucrezia. Non tardò un secondo tentativo sinistro verso Alfonso; un certo Michelotto Corella entrò nelle stanze arrestando lo zio degli aragonesi e un inviato napoletano. Lucrezia e Sancia si allontanarono per chiedere spiegazioni al papa, e Alfonso, rimasto solo, questa volta fu ucciso.


Rimasta vedova, Lucrezia fu promessa in sposa ad Alfonso I d’Este e con lui lasciò Roma.


Sancia restò presso la Santa Sede con suo marito, ma la convivenza con il papa fu burrascosa e, infatti, la fece rinchiudere presso Castel Sant’Angelo (1502) anche a motivo del sostegno, questa volta, dei francesi, che si accingevano ad invadere il Regno di Napoli.


Alla morte di papa Alessandro VI nel 1503 iniziò il declino dei Borgia e Sancia, ora libera, tornò a Napoli scortata da Prospero Colonna, il futuro conte di Fondi, che gli era stata concessa dal re di Napoli Federico d’Aragona nel 1497 e confermato degli stessi titoli nel 1504 da Ferdinando II il Cattolico.


Dalla lettura di alcuni testi storici emerge l’amicizia che legava Sancia d’Aragona e Lucrezia Borgia, soprattutto attraverso alcuni contatti epistolari.

Per un momento la famiglia Borgia sembrava interessata, in un certo senso, ai feudi dei Caetani; in un intervento che dedicammo interamente alla figura di Lucrezia, si parlò del processo del 23 novembre 1499 contro Giacomo Caetani, accusato di un avvelenamento ma l’esito era già noto essendo questa una strategia di Alessandro VI per consolidare il potere attuando una sorta di persecuzione dei casati nobiliari nello Stato Pontificio. Giacomo Caetani fu condannato e Sermoneta, Bassiano, Ninfa, Norma, Tavera, Cisterna, San Felice e San Donato furono venduti al pontefice rappresentato dalla Reverenda Camera Apostolica il 12 febbraio del 1500.

Da un’epistola di Lucrezia inviata al papa emerge il disappunto della nobildonna rispetto a tali azioni: <<Sermoneta l’avete presa ai Caetani e me l’avete data: qualche altro me la riprenderà per passarla ai nuovi venuti. Sono reggente perpetua di Spoleto? Ma Spoleto appartiene alla Chiesa, e, morto voi, che valore avrà la perpetuità? No, Santissimo Padre, io non sono che una miserabile donna di cui la famiglia si serve come di un giocattolo, i cui interessi contano più dei suoi sentimenti. In tale situazione, mi resta la fierezza; voi m’avete fatta venire da Nepi, io intendo ritornarvi; e non ne uscirò se non costretta dai miei doveri di madre e di sposa oltraggiata.>>


Fonti:

-Treccani

-Gobineau Oeuvres, Paris 1983-87

-Fondi in Campania, Amante&Bianchi, 1903


Immagine: dal web

Post: Archeologia/Urbanistica
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