A marzo 2021 mi sono recata in vista presso Castellone, e sono giunta fino a quello che è il Teatro Romano, in realtà non “trovandolo subito", poiché arrivai al quartiere credendo, forse, di aver sbagliato vicolo, quando arrivai in una “piazzetta” e voltandomi noto che oggi è un vero e proprio quartiere abitato.
In Via Gradoni del Duomo, il teatro sembrerebbe essere stato adattato a uno preesistente risalente al I secolo a.C. (età augustea). Secondo la tradizione popolare, è qui che fu martirizzato Sant’Erasmo su ordine dell’imperatore romano Massimiano nel giugno del 303 d.C. I formiani conoscono il “quartiere del Teatro” come “Cancieglie”, ossia cancello, data la presenza (non più oggi) di un cancello attraverso il quale si accedeva all’area.
Passando alla descrizione del plesso, i settori del teatro dovevano essere appoggiati sul pendio del colle di Castellone per permettere la visuale a sud verso il mare, custodito da una copertura mobile in tessuto detta “velarium”. Il palcoscenico presentava un’altezza di circa 1,50 mt, con una lunghezza di 24 metri e una profondità di 6,60. Sul retro furono adattati due ambienti laterali con l’uso di magazzini di scena, attraverso i quali si accedeva tramite un corridoio.
La sua storia non termina col periodo romano, o meglio, la sua definitiva distruzione si ritiene che fu causata dai Turchi che attaccarono la costa nel 1534. Proprietari dell’area divennero gli Oliveatani, che videro la vicina abbazia danneggiata sempre a causa dei Turchi. Con il restauro della stessa avvenuto quattro anni più tardi, questi decisero di vendere l’area del teatro e dai documenti dell’abbazia risulta che l’area fu adibita a caserma di militari. Ma in documenti antecedenti al momento (1464) risulta anche un luogo detto “La Guardia”, dove il Mattej lo fa coincidere con il punto dove si trovavano i resti del teatro. La cessione ad altri soggetti potrebbe essere avvenuta tra il XVII e il XVIII secolo.
Fonte: Infografica
Approfondimenti: formiae. it
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