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Goethe, Viaggio in Italia; cosa scrisse su Fondi?


Per l’appuntamento mensile con la rubrica di letteratura Historia in Versi, oggi vorrei discorrere di una testimonianza che lo scrittore Goethe ci ha lasciato riguardo alla città di Fondi nella sua opera Viaggio in Italia, anno 1816.


Lo scrittore visitò le nostre terre verso il 1786-87, anni questi nei quali era già conosciuto per le sue opere. Iniziò a visitare l’Italia nel 1786 recandosi dapprima a Roma, che raggiunse in due mesi di tempo. Da qui ebbe il desiderio di restare nella penisola per altri due anni. Arrivò a Napoli nel 1787, e soggiornò a Fondi.


Questo viaggio può essere visto secondo la logica di un “movimento” tra fine ‘700 e ‘800 conosciuto come il Grand Tour. Secondo questa pratica, si viaggiava per conoscere la cultura dei paesi, principalmente europei, e l’Italia fu per molti una meta prediletta per l’ampio patrimonio culturale utile per l’elevazione intellettuale e per il perfezionamento del concetto e delle pratiche dell’arte. Per Goethe, però, sembra che fu più una fuga causata da un senso di pesantezza per il lavoro che svolgeva come ministro a Weimar. Pare che quell’attività offuscasse la sua creatività, ed ebbe la necessità di compiere questo viaggio in Italia, terra di storia e arte, nella quale sperava di poter rinascere, appunto, come artista.

Non volle pressioni di alcun tipo e organizzò il tutto segretamente, sotto un nome di copertura per poter essere più autonomo e libero.


Il testo di Viaggio in Italia è composto da materiale privato: lettere, diari, appunti; di seguito riporto alcuni estratti del suo scritto:


[…] monti calcari a sinistra. Sono questi la continuazione de gli Appennini, i quali da Tivoli, scendono al mare, da cui sono separati, prima dalla Campagna di Roma, quindi dai monti volcanici di Frascati, di Albano, di Velletri, finalmente dalle paludi pontine; ed è probabile che il monte Circello, il quale sorge di fronte al promontorio di Terracina, colà dove finiscono le paludi pontine, sia quello pure, di formazione calcare.


[…] Lasciato il mare, raggiungemmo ben presto l’incantevole piana di Fondi; nulla è più ridente di questa piccola plaga di terra fertile e ubertosa, cinta da montagne non troppo selvagge. Ancora quasi ovunque dagli alberi pendono le arance; i seminati, tutti di grano, sono verdi; nei campi gli ulivi, in basso la cittadina. Una palma, che spiccava nel paesaggio, si ebbe il nostro saluto. […] quando partimmo da Fondi cominciava a schiarire, ed ebbimo subito il saluto delle arance che traboccavano dai muri ai lati della strada […]. Passammo poi accanto a campi di frumento ben arati e ben seminati, con ulivi piantati a giusti intervalli. […] Quindi la strada s’addentrò nella valle, in mezzo a campi sassosi ma ben coltivati; il grano era del più bel verde. […] La valle si fece più stretta, la strada cominciò a salire, fra nude rocce ergentisi ai lati.


Ancora, da Ricordi di viaggio in Italia di quei due anni scrive ancora:


[…] Mi è forza darvi notizia di una bella giornata, in una stanza fredda. Faceva giorno quasi, allorquando partimmo da Fondi, salutati bentosto dagli aranci, i quali crescevano lungo i muri che fiancheggiano la strada. Quelle piante n’erano cariche per modo, che non si sarebbe potuto desiderare di più. Le foglie recenti in alto, hanno una tinta gialliccia; ma quelle al basso della pianta, e nelle parti inferiori di questa, sono del più bel verde. Mignon aveva pure ragione, nel ricordare con desiderio queste contrade!


Goethe, attraverso il racconto attento ai dettagli che lo circondavano, ci restituisce una chiara immagine di quello che doveva essere l’aspetto della Piana di Fondi. Questa è da sempre ricordata per i suoi aranceti, soprattutto per la varietà particolare della tipica “arancia fondana”: la bionda, la stessa che lo scrittore ha riportato nei suoi racconti.


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Post: Archeologia/Urbanistica
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