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Il Lazio meridionale nel Decameron di Boccaccio; la novella di Madonna Beritola

“[…] Ma altramenti avvenne che il suo avviso; per ciò che per forza di vento il legno, che a Napoli andar dovea, fu trasportato all’isola di Ponzo, dove, entrati in un picciol seno di mare, cominciarono a attender tempo al lor viaggio”;


così si legge all’interno del Decameron di Boccaccio, nella sesta novella narrata da Emilia durante la seconda giornata. La novella risulta interessante per alcuni spunti che possono aiutarci a ricostruire degli scenari storici riguardo alle isole pontine.


Vorrei quindi partire dalla novella di Madonna Beritola per collegarmi a due questioni: la connotazione dell’isola di Ponza verso la fine del 1200 (si ricorda però che Boccaccio compose il Decameron nel corso del Trecento, e che quindi la novella è contestualizzata qualche anno addietro); e il ruolo del Lazio meridionale durante il periodo delle guerre dei Vespri.


Esponendo brevemente la trama della novella, la protagonista come accennato è Madonna Beritola Caracciolo che sposa in Sicilia il napoletano Arrighetto Capece ed è successivamente costretta a scappare a Lipari dopo il rivolgimento militare causato dall’uccisione di Manfredi figliastro dell’imperatore Federico II. Da questo momento la protagonista vive una serie di peripezie, una delle quali ambientata sull’isola di Ponza. Nella fuga si imbatte in una tempesta dove la nave è trasportata dalla forza del vento sull’isola, nell’arcipelago delle isole pontine. Madonna Beritola si ritrova quindi di fronte alla costa meridionale del Lazio approdando in una piccola insenatura nell’attesa che il tempo migliori per continuare il viaggio. Un elemento interessante riportato dalla novella boccacciana è l’arrivo di una galea di corsari la cui scorreria però è rapida e senza combattimento.


In un’ottica di analisi dell’identificazione dell’isola di Ponza durante il XIII secolo, come già menzionato da Boccaccio stesso nella novella questa è contestualizzata nel periodo dei Vespri Siciliani che vide coinvolto il Regno meridionale. Re Manfredi nella novella affida il governo della Sicilia al nobile napoletano Arrighetto Capece perché impegnato nella battaglia contro Carlo I d’Angiò. Questa si tenne a Benevento il 26 febbraio 1266 vedendo la vittoria degli angioini mentre re Manfredi morì sul campo.


In questo periodo storico Ponza non era certamente sconosciuta né tantomeno deserta trovandosi un insediamento di monaci cistercensi come anche a Santa Maria, Zannone e Palmarola. Nel 1265 abbiamo notizia che Papa Clemente V conferì all’abate del monastero di Ponza la giurisdizione temporale e spirituale sui monaci delle succitate isole.


La novella quindi si apre con la morte di Manfredi nel febbraio 1266 per poi chiudersi dopo i Vespri nel marzo 1282 connotandola come una delle novelle più lunghe e complesse del Decameron. Gli stessi personaggi ribadiscono le posizioni politiche come Currado che appoggiò la fazione ghibellina e che accolse Beritola col favore di genovesi per gli angioini.


Ci sono altre situazioni del Lazio meridionale in questo contesto che meritano di essere portate alla memoria. Consultando la genealogia dei Caetani viene ricordato in uno istrumento Giovanni Caetani, cittadino di Anagni e che da una certa Agresta ebbe dei figli: uno di questi, Pietro divenne Conte di Itri, Viceré di Napoli e capitano generale degli eserciti di Federico II, e nel 1239 venne nominato conte palatino con vari privilegi. Si ricorda anche Bartolomeo Caetani padre di Mattia Caetani il quale fu Barone del Regno e ghibellino. Mattia militò sotto le insegne di Federico II e fu anche generale di Manfredi nel 1260 trovandosi ascritto tra la nobiltà di Napoli della sede di Nilo, privilegio che i suoi discendenti ebbero fino all’abolizione avvenuta de’ Sedili nel 1779. Continuando nella genealogia, Mattia Caetani ebbe dei figli da Emilia Conti: Roffredo V e Benedetto (futuro papa Bonifacio VIII). Roffredo a sua volta ebbe due figli, Francesco divenuto cardinale e Pietro (padre di Roffredo VI Conte di Fondi) che militò con Carlo II nelle guerre di Sicilia che abbiamo ricordato.


Tratto sempre dall'opera boccacciana: Gaeta nel Decameron di Boccaccio


Immagine: dal web; miniatura tratta dal Decameron (codice del XV secolo), Bibliothèque de l'Arsenal, Parigi


Fonti di riferimento:


-Fondi in Campania, 1903, B. Amante R. Bianchi



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