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J. W. Goethe, Viaggio in Italia; Mola di Gaeta (Formia)


Nell'opera di Johann Wolfgang Goethe (Viaggio in Italia) si trovano diversi riferimenti alle città del Lazio meridionale, tra queste è citata Mola di Gaeta, l’odierna Formia.


Prima di addentrarci nella lettura di qualche breve estratto è bene definire prima il contesto storico.


Goethe effettua questo viaggio nel settembre del 1786, periodo in cui si diffuse una pratica meglio conosciuta come Grand Tour che poi si sviluppò nel corso dei secoli XVIII e XIX (sebbene già nei precedenti secoli si possono riscontrare pratiche simili). Il Grand Tour nacque come un viaggio considerato parte essenziale dell’educazione dei giovani aristocratici e poteva avere una durata anche di due o tre anni. Le principali mete erano le città artistiche e di interesse culturale europee. Questa pratica venne assimilata più tardi anche da artisti e letterati che hanno lasciato memorie dei luoghi visitati sia in forma letteraria (resoconti di viaggio) che artistica (vedute, soprattutto paesaggistiche).


Nel caso di Goethe, lo scrittore lasciò in segreto il ducato di Weimar per visitare la penisola italiana per ricercare i segni del passato: monumenti, paesaggi e opere d’arte, e resta in Italia per quasi due anni. A differenza di molti viaggiatori, non si fermò a Roma, ma si recò fino a Napoli (anzi si spinge fino in Sicilia) e nel passaggio verso la Campania avrebbe descritto cosa vide presso Mola di Gaeta ossia l’attuale Formia.


Di seguito la testimonianza di Goethe:

<< anche Mola di Gaeta ci ha accolti gioisamente coi suoi superbi aranceti. Vi sostammo alcune ore. Il golfo davanti alla cittadina offre una delle più belle vedute; il mare si spinge fino ai suoi piedi. Percorrendo con lo sguardo la riva destra fino all’estremo corno della mezzaluna, ecco la fortezza di Gaeta sopra uno scoglio. Il corso a sinistra si protende ancor più lontano; da prima s’incontra una catena di monti, poi il Vesuvio, poi le isole, Ischia si adagia dirimpetto, quasi nel centro. […] l’ultimo colpo d’occhio fu una graziosa miniatura che disegnammo>>


[…] <<era giorno da parecchie ore quando arrivammo all’ameno golfo di Mola di Gaeta. I pescatori facevan già ritorno carichi del loro bottino, ciò che rendeva la spiaggia molto animata. Alcuni portavano i pesci e i frutti di mare nelle canestre, altri preparavano le reti per una prossima pesca>>


Goethe con la sua descrizione ci rimanda, quindi, un’immagine sia paesaggistica che di vita quotidiana e non tralascia la descrizione geografica dei luoghi attraversati, gli stessi che conosciamo ancora oggi.


Nota: Mola di Gaeta


Mola era un borgo (oggi compreso nella città di Formia) che si chiamò così fino al 1862.

Il nome prende origine dalla presenza di mulini e frantoi nel Medioevo ed era un punto strategico per l’approvvigionamento alimentare. Nel 1296 Carlo II d’Angiò fece costruire una fortificazione come avamposto per la città di Gaeta oltre che per proteggere i mulini stessi. Da ciò si origina il nome del borgo che può essere identificato anche con Castelmola e Mola.


Fonti e riferimenti:



-Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia 1786-1788, Bur Rizzoli 2018


-Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’evoluzione del turismo europeo, P. Battilani, il Mulino 2009




Immagini:


-Filippo Hackert 1790, veduta di Mola di Gaeta

-Goethe nella campagna romana, Johann Heinrich Tischbein, 1787, olio su tela

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Post: Archeologia/Urbanistica
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