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Le figure storiche di Fondi nell’Orlando Furioso di Ariosto




In questo articolo di settembre dedicato alla letteratura, secondo la rubrica Historia In Versi che esce il 12 di ogni mese, ci concentriamo su alcuni personaggi che L. Ariosto ha citato nel suo celebre poema cavalleresco: "L'Orlando Furioso".

Alcuni di questi personaggi sono cari alla città di Fondi: Giulia Gonzaga, Luigi Gonzaga, Isabella Colonna, Ippolito de’ Medici ed Ercole Gonzaga.


Iniziamo con il quarantaseiesimo canto.


CANTO XLVI [8-12]


8 Iulia Gonzaga, che dovunque il piede

Volge, e dovunque i sereni occhi gira,

non pur ogn'altra di beltà le cede,

ma, come scesa dal ciel dea, l'ammira.

La cognata è con lei, che di sua fede

non mosse mai, perché l'avesse in ira

Fortuna che le fe' lungo contrasto.

Ecco Anna d'Aragon, luce del Vasto;


9 Anna, bella, gentil, cortese e saggia,

di castità, di fede e d’amor tempio.

La sorella è con lei, ch’ove ne irraggia

l’alta beltà, ne pate ogn’altra scempio.

Ecco chi tolto ha da la scura spiaggia

di Stige, e fa con non più visto esempio,

mal grado de le Parche e de la Morte,

splender nel ciel l’invitto suo consorte.


10 Le Ferrarese mie qui sono, e quelle

de la corte d’Urbino; e riconosco

quelle di Mantua, e quante donne belle

ha Lombardia, quante il paese tosco.

Il cavallier che tra lor viene, e ch’elle

onoran sì, s’io non ho l’occhio losco,

da la luce offuscato de’ bei volti,

è ‘l gran lume aretin, l’Unico Accolti.


11 Benedetto, il nipote, ecco là veggio,

c’ha purpureo il capel, purpureo il manto,

col cardinal di Mantua e col Campeggio,

gloria e splendor del consistorio santo:

e ciascun d’essi noto (o ch’io vaneggio)

al viso e ai gesti rallegrarsi tanto

del mio ritorno, che non facil parmi

ch’io possa mai di tanto obligo trarmi.




12 Con lor Lattanzio e Claudio Tolomei,

e Paulo Pansa e ‘l Dresino e Latino

Iuvenal parmi, e i Capilupi miei,

e ‘l Sasso e ‘l Molza e Florian Montino;

e quel che per guidarci ai rivi ascrei

mostra piano e più breve altro cammino,

Iulio Camillo; e par ch’anco io ci scerna

Marco Antonio Flaminio, il Sanga, il Berna.



Così il canto XLVI dell’opera di Ariosto ricorda Giulia Gonzaga insieme ad altre personalità storiche del tempo. Anche l’autore di quest’opera mette in risalto la sua bellezza dato che, come abbiamo ricordato in altre occasioni, Giulia fu una delle donne più cantate del Rinascimento. Ritroviamo anche “la cognata”, Isabella Colonna che sposò “Rodomonte” ossia il fratello di Giulia, Luigi Gonzaga. È, questa, la stessa Isabella che fu anche figliastra della Gonzaga avendo sposato, quest’ultima, il padre Vespasiano Colonna.


Un altro personaggio lo ritroviamo nell'undicesima strofa, il cardinale di Mantova Ercole Gonzaga, figlio di Francesco II Gonzaga e di Isabella d’Este. Si ricorda la figura di questo cardinale (cugino di Giulia Gonzaga) in quel periodo dove a Fondi egli arrivò insieme a Juan de Valdés, al quale il succitato porporato diede l’incarico di essere intermediario tra la cugina Giulia e la figliastra Isabella Colonna date le frequenti discussioni.


Ariosto in questo capitolo sembra allontanarsi da uno schema di tipo riflessivo per configurarsi come una rassegna di amici (uomini e donne) del poeta, che lo hanno seguito e confortato durante l’elaborazione del suo poema, e che ora egli immagina di vedere tutti in attesa sulle sponde del porto in cui dovrà concludersi la sua metaforica navigazione:


2 […]

Or comincio a discernere chi sono

questi che empion del porto ambe le sponde.

Par che tutti s’allegrino ch’io sia

venuto a fin di così lunga via.


3 Oh di che belle e saggie donne veggio,

oh di che cavallieri il lito adorno!

Oh di ch’amici, a chi in eterno deggio

per la letizia c’han del mio ritorno!

[…]


Altri versi che l’Ariosto dedica alle figure storiche care alla città di Fondi sono: il fratello di Giulia, Luigi Gonzaga e il cardinale Ippolito de’ Medici che ritroviamo nel capitolo XXVI:


50 […]

Luigi da Gazolo il ferro caldo

Fatto nel collo le ha d’una saetta,

che con l’arco gli diè Febo, quando anco

Marte la spada sua gli messe al fianco.


51 Duo Erculi, duo Ippoliti da Este,

un altro Ercule, un altro Ippolito anco,

da Gonzaga, de’ Medici, le peste

seguon del mostro, e l’han, cacciando stanco.



Nella cinquantesima strofa di questo capitolo Luigi Gonzaga viene detto “da Gazolo”, oggi detta Gazzuolo dove fu conte insieme con il territorio di Sabbioneta. La saetta e l’arco di Febo indicano le attività del Gonzaga ossia la poesia, mentre la spada di Marte è un chiaro rimando alla sua carriera e doti militari. Sappiamo infatti che sin da fanciullo la sua personalità fu caratterizzata non solo da robustezza fisica, ma anche da certe doti d’ingegno accompagnate da un’accurata istruzione. Lo seguì come precettore (dal 1512) Giovanni Bonavoglia a Mantova titolare della cattedra di eloquenza e arcidiacono. A lui il compito di introdurlo allo studio, alla poesia tanto da divenire precoce nel verseggiare.

E poi c’è la più nota delle sue attività: la carriera militare.

Luigi Gonzaga in realtà ben conosceva Ariosto, e da alcune notizie storiche sappiamo che nel 1532 si incontrò a Ferrara con lo scrittore; dopodiché prese la strada verso Roma per poi fermarsi a Fondi con sua moglie Isabella per qualche giorno.



Alla cinquantunesima strofa, invece, troviamo il cardinale Ippolito de’ Medici (figlio di Giuliano), che strinse amicizia con la contessa Giulia, e la quale spesso lo riceveva non solo alla corte fondana, ma Ippolito viene ben ricordato anche nella vicina Itri. Insieme a Ippolito, Ariosto ricorda ancora una volta il cardinale Ercole Gonzaga.




Fonti:


-Orlando Furioso, Ludovico Ariosto, Bur Rizzoli, 2018, Mondadori

-M. Iacovella, Dall’Alfabeto cristiano al Beneficio di Cristo. Ricerche su Juan de Valdés e il valdesianesimo (1536-1540)

-Luigi Gonzaga, Rodomonte in Treccani

-Orlando Furioso, Ariosto in Treccani

-https://condottieridiventura.it/luigi-rodomonte-gonzaga-di-mantova/


Immagini: dal web




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